Page 275 - Hrobat Virloget, Katja. 2021. V tišini spomina: "eksodus" in Istra. Koper, Trst: Založba Univerze na Primorskem in Založništvo tržaškega tiska
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Sommario

Nell’immediato dopoguerra la fase di incertezza circa l’appartenenza na-
zionale del territorio già di per sé provoca la migrazione soprattutto della
popolazione di lingua italiana che raggiunge il suo apice con l’annessione
della zona B del tlt alla Jugoslavia. Al contempo ha luogo una migrazio-
ne inversa nella direzione opposta: la popolazione di lingua italiana, di cui
appena il 10 resta nell’Istria slovena, viene sostituita da immigrati pro-
venienti da altre zone della Slovenia e dalle repubbliche meridionali dell’ex
Jugoslavia. Questo fenomeno altera completamente il quadro etnico, so-
ciale ed economico dell’Istria, in particolare delle sue città. Come nel caso
di altri movimenti di popolazione anche l’«esodo» comporta l’omogeneiz-
zazione etnica dei territori contesi: la slovenizzazione e jugoslavizzazione
dell’Istria e l’italianizzazione dell’area triestina.

L’«esodo» istriano può essere dunque compreso nel più ampio contesto
dei movimenti di popolazione del dopoguerra, avvenuti in tutta Europa su
disposizione della politica alleata, che vedeva nell’omogeneizzazione etni-
ca dei territori nazionali l’unica soluzione possibile per arginare e prevenire
ulteriori violenze e assicurare pace e stabilità. Circa dodici milioni di tede-
schi furono espulsi dall’Europa orientale e sud-orientale in virtù della colpa
collettiva e dell’idea di punizione per la Seconda guerra mondiale. Pamela
Ballinger (2015) offre una lettura diversa del fenomeno dell’«esodo» e lo
interpreta come conseguenza dei processi postimperialisti innescati dalla
disgregazione dell’Italia fascista e dalla concomitante perdita dei territori
di nuova acquisizione nel continente africano e nei Balcani.

La ricerca sull’«esodo» tra gli istriani è costantemente permeata dal si-
lenzio. L’indagine registra le diverse forme di silenzio sull’«esodo», partico-
larmente caratteristiche per gli istriani italiani, riscontrabili tuttavia anche
presso gli altri istriani, sia locali che immigrati. Da una prospettiva socio-
logica il movente del silenzio risiede spesso nella discrepanza tra memoria
collettiva e memoria individuale, soprattutto tra gli italiani che sono rima-
sti in Istria. Le loro memorie non coincidono né con la memoria dominan-
te slovena, che nell’«esodo» legge migrazione volontaria, né con il discor-
so dominante italiano che interpreta, invece, l’«esodo» come conseguenza
della violenza dei «barbari» slavi e del sistema comunista contro gli italiani.
A differenza di quest’ultima lettura, gli italiani d’Istria sono ben consci dei
nessi causali tra l’«esodo» e la violenza fascista subita da sloveni e croati,
nessi innanzi ai quali il discorso statale dominante italiano fa, invece, orec-
chie da mercante. Oltre alla discrepanza tra memorie e traumi, il silenzio va
probabilmente ascritto all’isolamento e allo stato di abbandono in cui pre-
cipitarono gli italiani rimasti in Istria quando, all’indomani dell’«esodo», in

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