Page 283 - Hrobat Virloget, Katja. 2021. V tišini spomina: "eksodus" in Istra. Koper, Trst: Založba Univerze na Primorskem in Založništvo tržaškega tiska
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Sommario

si la possibilità di optare per una vita migliore. L’istituzione di un confine
di Stato che recideva i fino ad allora saldi legami sociali, economici, com-
merciali ed occupazionali con Trieste, il centro economico della regione,
aggravò ulteriormente la situazione. La gente iniziò a partire per motivi
economici, per non perdere il proprio lavoro oltreconfine, a Trieste. Partì
anche chi, come artigiani e commercianti, nel nuovo sistema socialista si
vide privato dei propri mezzi di produzione. Le periodiche rigorose misure
applicate al varco del confine e le periodiche chiusure dello stesso, non fe-
cero che aumentare la paura e la sensazione di essere privi di vie d’uscita.
In molti emigrarono per preservare i legami famigliari con la maggioranza
che aveva scelto di partire.

Un altro forte movente dell’emigrazione fu il sentimento di alienazione.
Gli italiani, a causa della dispersione della propria rete sociale, nel nuovo
contesto politico, sociale e linguistico si ritrovarono nella posizione di stra-
nieri in casa propria. Il non conoscere la nuova lingua li espose a violenze
psicologiche e li costrinse a posizioni lavorative subordinate, in particola-
re nel settore della pubblica amministrazione. Il sentimento di alienazione
scaturiva tuttavia anche dalla marginalizzazione sociale derivata dalla cri-
minalizzazione collettiva che per alcuni italiani significò essere ridotti ai
limiti della sopravvivenza economica. Quando si sopprimono le tradizioni
di una comunità, ne viene indirettamente soppressa anche l’identità. Le
diffuse pressioni esercitate dal socialismo sull’esecuzione delle tradizioni
religiose furono pertanto da molti percepite come limitazione della pro-
pria libertà di espressione dell’identità italiana. Questa e altre forme di
pressione concorsero a far sentire gli italiani insicuri e timorosi di espri-
mere la propria identità. Il nuovo ordinamento sociale jugoslavo capovol-
se un sistema sociale decennale che durante il fascismo si era consolida-
to nel segno della «superiorità della civiltà italiana e della barbarie slava».
Per molti italiani ciò significò la perdita del proprio lavoro a causa della lo-
ro non conoscenza della lingua slovena. Alcuni decisero di partire proprio
perché non accettavano che degli «inferiori» «schiavi» slavi diventassero
padroni. Un ruolo significativo nel diffondere la paura fu svolto anche dalla
propaganda anti-jugoslava italiana; molte delle emigrazioni sono pertan-
to interpretabili come un «plebiscito di italianità» oltre che come mezzo
di pressione all’interno dei negoziati internazionali sull’appartenenza del-
l’Istria. A giudicare dalle testimonianze e dalle ricerche partirono più cit-
tadini che contadini. Tra i motivi, secondo gli informatori, ci sono la pro-
paganda anti-jugoslava e la paura degli «slavi» che non avrebbero avuto
lo stesso impatto negli ambienti rurali, in cui la convivenza con sloveni e

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