Page 285 - Hrobat Virloget, Katja. 2021. V tišini spomina: "eksodus" in Istra. Koper, Trst: Založba Univerze na Primorskem in Založništvo tržaškega tiska
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Sommario

scelta volontaria, se però si guarda al fenomeno dal punto di vista delle
esperienze concrete delle persone, sembra si tratti piuttosto di un’esorta-
zione alla decisione «volontaria». Quando ci si immedesima nelle persone,
nei loro dilemmi ed esperienze da una prospettiva antropologica, si apre
una visuale sulla realtà diversa, più umana, in cui non è necessario difen-
dere o giustificare chi aveva torto o ragione . . . Le difficili sorti delle persone
vengono sfruttate a fini politici da entrambe le parti, spesso con il soste-
gno di studi e ricerche del tutto acritici nei confronti del proprio discorso
nazionale.

L’indagine si sofferma anche sui rapporti, non armonici, tra gli esuli e chi
è rimasto. Gli esuli si considerano gli unici veri italiani d’Istria e disprez-
zano tutti coloro che sono rimasti in quanto non «veri» italiani, il che si
riflette nei rapporti – interrotti – tra le due comunità malgrado i legami
famigliari.

Dopo l’«esodo»? Rifioritura della società, delle relazioni
e del patrimonio culturale istriano
Mentre nella fase delle migrazioni sporadiche i primi immigrati rammen-
tano un arrivo in un contesto urbano a prevalenza italiana e di singole
sparizioni di famiglie italiane, chi immigrò in seguito e la gente del po-
sto ricorda, invece, città del tutto spopolate ed emigrazioni di massa, «in
colonne», immagini ascrivibili all’ultima fase migratoria a seguito dell’an-
nessione della zona B alla Jugoslavia. Una storia veritiera che riferisce di
«mazzi di chiavi» affidati agli immigrati al loro arrivo nelle città spopola-
te affinché potessero cercarsi da sé l’alloggio più adatto, conferma quanto
fosse in corso una trasformazione integrale, una vera e propria evacuazio-
ne degli abitanti precedenti parallela all’insediamento di nuovi. Sebbene si
tratti di un ricordo molto diffuso, a giudicare dalle testimonianze raccolte
non proprio tutti hanno beneficiato di tale privilegio.

Il flusso migratorio dalle città istriane coinvolge anche le campagne, in
molti dall’entroterra si trasferiscono nelle città spopolate. Le memorie rac-
colte confermano che i primi immigrati ricoprivano mansioni impiegatizie
nell’amministrazione militare e civile e nelle strutture socio-economiche di
nuova costituzione. Data la reintroduzione dell’educazione in lingua slo-
vena, abolita durante il fascismo, i primi immigrati furono soprattutto
gli insegnanti bilingui. Dalle testimonianze emerge che negli ambienti ur-
bani aveva la priorità il personale bilingue o altamente qualificato, men-
tre nelle zone rurali venivano inviati insegnanti a stento formati che non
conoscevano la lingua italiana.

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