Page 291 - Hrobat Virloget, Katja. 2021. V tišini spomina: "eksodus" in Istra. Koper, Trst: Založba Univerze na Primorskem in Založništvo tržaškega tiska
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Sommario

me nel resto del paese. Per gli italiani le tradizioni religiose non significa-
vano solo continuità con il passato, ma rappresentavano anche una forte
componente emotiva nazionale. Gli immigrati, invece, non nutrivano par-
ticolare interesse per le tradizioni locali e così molti attribuiscono la so-
spensione della celebrazione delle sagre proprio all’interruzione della con-
tinuità insediativa. Non va tuttavia dimenticato il processo di secolariz-
zazione della società. In alcune località si è tentato di rivitalizzare alcune
tradizioni, con cui tuttavia si identificavano oramai pochissime persone,
una minoranza della «vecchia» popolazione. L’interruzione della continui-
tà insediativa si riflette anche nella tradizione ittica locale, interrotta e poi
ricostituita. Su questo punto le memorie raccolte parlano di pescatori ita-
liani locali che trasmisero le tradizioni ittiche del luogo ai contadini dei din-
torni. Il cambio di popolazione e di sistema politico si riflette anche nella
cultura gastronomica: il pesce viene sostituito dai čevapčiči, rappresenta-
zione dell’«altro balcanico». La tradizione tuttavia può svolgere anche una
funzione integrativa, come mostrato dalle feste di Carnevale e dai balli or-
ganizzati nel dopoguerra a Koper/Capodistria in cui venivano a cadere i
confini sociali tra popolazione immigrata e popolazione locale.

Attraverso il prisma del patrimonio culturale come cornice ideologica
della memoria, dalla disamina delle «danze popolari slovene» e dei costumi
nazionali è emerso che nella società multiculturale istriana il patrimonio
culturale è diventato uno strumento nelle mani di politiche orientate al-
la nazionalizzazione della società. Dalle memorie analizzate si evince che
gli immigrati sloveni, specialmente se istruiti, si sentivano più sloveni dei
nativi istriani, un atteggiamento che risulta evidente dai loro intensi sfor-
zi volti all’affermazione della «vera» lingua slovena, lo sloveno standard, e
dallo sprezzo riservato agli istriani che adoperavano il dialetto, il cui uso
nella sfera pubblica era, all’epoca, stigmatizzato in Slovenia in generale. La
risemantizzazione nazionalizzatrice è stata eseguita a livello sistemico fino
a toccare il singolo individuo, arrivando a comportare persino la sloveniz-
zazione dei nomi di battesimo degli istriani. E così le persone si sono ritro-
vate nuovamente impelagate in identificazioni nazionali coatte, fomentate
dall’ennesimo cambiamento di sistema politico e statale, che, ancora una
volta, non ammetteva identità fluide, ibride e indefinite.

In conclusione il testo si sofferma brevemente sulla questione dei discor-
si nazionali nei paesi coinvolti in movimenti di popolazione in cui le autori-
tà statali hanno cercato di cancellare ogni traccia della presenza dei migran-
ti. In Istria ciò non è stato del tutto possibile a causa della presenza della
minoranza italiana. La tendenza slovenizzatrice permane tuttora e sono

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