Page 120 - Vinkler, Jonatan, in Jernej Weiss. ur. 2014. Musica et Artes: ob osemdesetletnici Primoža Kureta. Koper: Založba Univerze na Primorskem.
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musica et artes

Nel tragico spettacolo di quel pomeriggio io avvertii qualche cosa di immane: i limiti
della piazza mi si allargarono in una visione funesta di crolli e rovine, come se qual-
cosa di assai più feroce della stessa guerra passata minacciasse le fondamenta della
nostra civiltà.23
Tra i tizzoni ardenti sono rimaste non solo vittime umane, ma anche ar-

tistiche: la scuola di musica Glasbena matica ha perso tutti suoi averi, gli ar-
chivi, gli strumenti, negli archivi c’erano anche composizioni di Anton Haj-
drih, compositore sloveno che dopo gli studi a Praga era vissuto Trieste.

Negli anni Venti si incrementò ulteriormente l’esodo di sloveni e sal-
vi verso Ljubljana, Maribor, ma anche verso la Croazia e, come abbiamo visto
nel caso di Mandić, verso Praga.

Malgrado le tensioni ci fu un piccolo gruppo di coloro che tentarono di
resistere. Si trattava di un gruppo di intellettuali e musicisti che si riunivano
intorno a Ivan Grbec, compositore, cui ho già accennato come allievo di Sma-
reglia. A casa sua si riunivano: i letterati Josip Ribičič, Albert e Karlo Širok, i
pianisti Srečko Kumar – quest’ultimo si stava perfezionando a Lipsia con Jo-
seph Pembauer - e Gita Bortolotti, i violinisti Mirko Logar e Karlo Sancin, la
cantante Avrelja Sancin ed i compositori Breda Šček e Karol Pahor; di tanto
in tanto da Tomaj arrivavano il letterato Stano Kosovel con la sorella Karme-
la, fratello e sorella del più conosciuto poeta Srečko Kosovel. Da Lubiana o da
Gorizia arrivava Marij Kogoj che si esibiva per gli amici nella casa di Grbec.
Kogoj fu tra le personalità più vulcaniche della musica slovena, collaborò con
il gruppo futuristico goriziano con Černigoj, Pilon, Čargo ecc. Il 20 febbraio
1923 alla serata musicale letteraria collborarono Ettore Desderi e Marij Kogoj,
il 1° aprile Kogoj improvvisando fu uno dei protagonisti della famosa serata
futurista goriziana, in cui alla presenza di Marinetti, si presentò la Compa-
gnia del teatro semifuturista di Sofronio Pocarini.

Tra i ‘resistenti’ anche il padre di Pavle Merkù, Josip Merkù che fece
una scelta ben consapevole anche se pagata a caro prezzo: i figli, cresciu-
ti sotto il fascismo, non potevano né sapere né parlare lo sloveno. Molti
anni dopo alla domanda del figlio del perché non avesse deciso di emigra-
re come avevano fatto molti, Josip rispose che in quel caso nel periodo del-
la ricostruzione a Trieste non ci sarebbe stato più nessuno a ricostruire l’i-
dentità slovena.24

23 Giani Stuparich, Trieste nei miei ricordi (Milano: Garzanti, 1948), 66–67.
24 Luisa Antoni, “Ricordando Pavle Merkù”, Trieste artecultura, n. 202 (2015), in corso di stampa.

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