Page 115 - Vinkler, Jonatan, in Jernej Weiss. ur. 2014. Musica et Artes: ob osemdesetletnici Primoža Kureta. Koper: Založba Univerze na Primorskem.
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este, dalla convivenza pacifica all’intolleranza razziale

di Veruda e Ciardi, i pianoforti Boesendorfer provenivano da Vienna, mentre il sa-
movar di argento era stato portato dallo zio Gioachino da San Pietroburgo.9
I membri della famiglia accoglievano gli ospiti ognuno nella propria
sala, sino a che non venivano riuniti dal campanello speciale, suonato dalla
sig.ra Olga, la suocera di Svevo, che annunciava così l’inizio della parte mu-
sicale. Nella sala grande suonavano i professionisti (molto amati e spesso pre-
senti erano il violinista Cesare Barison e Il Quartetto di Trieste), subito dopo si
esibivano anche i membri della famiglia, tra i quali si distingueva soprattutto
Bruno, il fratello della moglie di Svevo. I programmi erano abbastanza tran-
quilli: Schubert, Schumann, Wolf, tutto ovviamente in tedesco per le cantan-
ti; ed ancora molto Mozart, Beethoven e Brahms per i pianisti ed il quartetto.
Il Konzertmeister del quartetto fu il violinista e didatta triestino Avgust
Jankovič (1878-1937). Durante la prima guerra mondiale Jankovič fu Koncert-
meister a Vienna, dopo la guerra fu primo violinista al teatro Verdi e inse-
gnante al conservatorio giuliano.
Un interessante testimone della vita musicale triestina all’inizio del
XX° secolo è il compositore Antonio Smareglia. Smareglia è nato vicino a
Pola nel 1854 da padre italiano e madre croata. Dopo aver deciso di studiare
ingegneria, prima a Gorizia e dopo a Graz, Smareglia ebbe l’incontro fatale
con la musica. Nella sua biografia ci sono tappe importanti da Milano a Vien-
na e Parigi, sino a Venezia. Anche se nel 1923 rifiutò di iscriversi al fascio, le
sue opere furono messe in scena a Trieste. Una parte importante della sua atti-
vità fu l’insegnamento: infatti Smareglia fu insegnante di due capostipiti del-
la musica triestina, cioè di Vito Levi ed Ivan Grbec, italiano il primo, sloveno
il secondo.10 Ivano Cavallini ha così descritto Smareglia:
ai nostri occhi il dramma umano di Smareglia è tutto riposto nell’ambigua se non
falsa italianità della sua musica, divisa tra romanticismo tedesco e tempera-
mento italiano, nonché permeata di morbidezze slave come rilevarono all’epo-
ca Max Kalbek e Richard Wallaschek, convinti della collocazione del compositore
fuori dalla scuola verista.11

Trieste slava

Alla fine degli anni Ottanta del XIX° secolo si attuano poi degli importan-
ti cambiamenti che incidono nel tessuto cittadino. Cambiamenti che consen-

9 Vetta, “Passeggio Sant’Andrea 76”, 70.
10 Paolo Petronio, Le opere di Antonio Smareglia (Trieste: Italo Svevo, 2004).
11 Ivano Cavallini, “L’Adriatico e la ricerca dell’identità nazionale in musica”, Musica e storia XII, n. 3

(2004): 505.

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