Page 113 - Vinkler, Jonatan, in Jernej Weiss. ur. 2014. Musica et Artes: ob osemdesetletnici Primoža Kureta. Koper: Založba Univerze na Primorskem.
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este, dalla convivenza pacifica all’intolleranza razziale
La competizione politica, tuttavia, non raggiunge i toni drammatici del XX°
secolo e prova ne sono le collaborazioni tra istituti e personaggi provenienti
dai più diversi gruppi nazionali.5

Trieste austriaca

La comunità tedesca, che ha avuto nella vita culturale della città giuliana un
ruolo importante, era formata da impiegati statali, mercanti, uomini d’affari
che ben presto espressero il desiderio e la propensione verso una vivace vita cul-
turale. Oltre alle scuole, dove si insegnava in tedesco, e ai giornali (nel 1851 ini-
ziò ad uscire il Triester Zeitung , il cui ultimo numero vide la luce il 2 novem-
bre 1918) ci furono numerose associazioni culturali. Già nel 1852 venne fondata
una prima vitale associazione musicale, con cui spesso collaborò, tra gli altri, la
pianista Anna Weiss, mamma di Ferruccio Busoni. Nel 1859, contemporanea-
mente con la fondazione dello Schillerverein, l’associazione venne sciolta. Di-
rettore di entrambe fu l’ungherese Julius Heller che fu anche il fondatore di
un quartetto d’archi che all’epoca era molto apprezzato. Il quartetto di Heller
è stato di esempio per le successive generazioni, fondando così la grande tradi-
zione cameristica triestina che è caratteristica della città ancor oggi.

Tra i membri dell’associazione Schiller fu Julius Kugy, nato nel 1858 e
morto nel 1944. Kugy, figlio di padre carinziano e madre slovena, può essere
considerato a pieno titolo il tipico triestino centroeuropeo. Oltre ad essere un
appassionato alpinista, Kugy fu musicista di valore, il suo grande amore per la
musica lo portò tra l’altro ad offrire un organo alla comunità cattolica di lin-
gua tedesca che sino a poco tempo fa era in funzione.

Trieste italiana

A Trieste la cultura italiana si fece più presente dopo due generazioni di com-
mercianti di successo che desiderarono – altre ad una vita di comodità – an-
che il lusso della cultura. Si tratta delle »grandi famiglie nobiliari, mecenati
(Rossetti, Revoltella, Sartorio) che optarono per la cultura e la lingua itaiana,
accanto ad essi ci fu una generazione di intellettuali e giornalisti che optarono
per la latinità di Trieste«.6

5 Il compositore sloveno Anton Hajdrih, per esempio, diresse il coro della società austriaca Ein-
tracht e Emil Adamič, corrispondente da Trieste per alcune riviste musicali slovene e per i gior-
nali di lingua slovena nella stessa Trieste, si soffermò molto spesso sui concerti tenuti nella sala
dell’associazione Schiller; con lo Schillerverein collaborò anche il soprano sloveno, attivo soprat-
tutto in area germanofona Gabrijela Mrak, cfr. Marta Filli, “Tolminski ustvarjalci in poustvarjalci
prejšnjega časa”, in Primorska srečanja, n. 172 (1995): 584–588.

6 Renzo S. Crivelli e Cristina Benussi, Italo Svevo, itinerari triestini (Trieste: MGS Press, 2006), 73.

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