Page 114 - Vinkler, Jonatan, in Jernej Weiss. ur. 2014. Musica et Artes: ob osemdesetletnici Primoža Kureta. Koper: Založba Univerze na Primorskem.
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musica et artes

Una figura emblematica dei primi decenni del XX° secolo fu Ettore Schmi-
tz, alias Italo Svevo. Ettore-Italo nacque nel 1861, figlio di Abram Adolf Sch-
mitz. Il padre di Ettore fu un commerciante ungherese ebreo che fece fortuna
a Trieste. Sin da bambino Ettore conobbe ed amò la cultura e la lingua tede-
sca; venne mandato a studiare in Baviera, dove si dedicò ad intense letture te-
desche.

Dopo il fallimento dell’impresa paterna Ettore si impiegò nella dit-
ta, guidata dalla suocera. Per motivi di lavoro Svevo viaggiò spesso all’este-
ro, soprattutto in Inghilterra. Quest’ultimo fatto è per noi interessante, per-
ché porta Svevo a cercare un insegnante per perfezionare il proprio inglese. In
questa ricerca si imbatté nel 1907 in James Joyce che in quegli anni si trovava
a Trieste. I due letterati ebbero molte cose in comune, non da ultimo una pas-
sione per la musica. Joyce aveva una bella voce tenorile e sapeva suonare la chi-
tarra, Svevo si dilettava con il violino e spesso si univa a loro Nora, la compa-
gna di Joyce, che suonava il pianoforte.

Questo modo di fare musica era l’espressione della consuetudine tipi-
camente austriaca del »musizieren«, che in casa Svevo era un’abitudine mol-
to radicata.

Quasi ogni domenica tra le quattro e le quattro e mezza la Villa Veneziani apriva
le sue porte ai Triestini. Ci si poteva arrivare con il tram rosso, con il cavallo, con la
carrozza, con la macchina e con il taxi: non era necessaria né la via né il numero, ba-
stava che al guidatore si dicesse semplicemente Villa Veneziani.7
Gillo Dorfles ricorda:

Entravi in un ingresso alquanto angusto, complicatamente diviso, in cui c’erano
sempre tanti cappotti e soprabiti. Diverse porte si aprivano verso numerose piccole
sale e grandi saloni per i ricevimenti. Un gusto spicciolo così tipicamente austriaco
da fin de siècle riempiva di sé le stanze, in cui c’era un mobilio imponente. Il piano-
forte a coda era posto nella sala da musica.8
Questa – forse troppo severa - visione del filosofo italiano, va comple-

tata con la descrizione dei fasti esteriori, come sono descritti nel 1988 da Ful-
vio Anzellotti:

Nella casa c’erano tappeti che provenivano dalla Persia e da Istanbul, i mobili del
salone erano di Boull – trovati presso un antiquario di Chelsea, sulle pareti i quadri

7 Federica Vetta, “Passeggio Sant’Andrea 76. Una sera a concerto in casa Svevo”, Musica e ricerca nel
Friuli-Venezia Giulia, n. 0 (1994): 69–75.

8 Gillo Dorf les, “A Trieste è crollata una villa”, La Letteratura, 27. 4. 1946.

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